...Per te
quella pagina
sarebbe rimasta bianca
tutta la vita.
Se avessi
avrei
come un demente
ma avrei
ti avrei tenuta
passando le giornate
senza una gioia
senza una felicità
senza viaggiare
senza sperare
triste
e chiuso
nel mio destino
parlando solo
con dei "Se"
"Se avessi
se fossi
se facessi"
senza aver mai mosso un dito.
Marco Gregò: Nella terra del sole che sboccia.
Pagine 230 - Prezzo di copertina € 17,50 - Sconto 15%
www.ibuonicuginieditori.it
Agli sportelli della felicità c'è sempre una fila incredibile che difficilmente si riesce a immaginare
mercoledì 31 maggio 2017
giovedì 18 maggio 2017
Marco Gregò: Il viale Boris Vian. Tratto da: Nella terra del sole che sboccia
Rimasi per un attimo perplesso, impaurito, e il freddo mi abbracciò, mi ricoprì lentamente come la neve invisibile che una volta scesa non sarebbe mai più risalita e, neanche sciolta. A nessuno al mondo avevo lasciato trasparire tracce del mio passato, neanche a Julie che amavo tanto, e con ingenuità avevo creduto che quest'ultimo, mai e poi mai sarebbe stato in grado di ripresentarsi nel mio mondo senza il mio invito. Ma così non fu, quando dopo tanti anni mi sentii chiamare per nome la mia sicurezza si spense, e in un attimo la vita mi apparve davanti agli occhi per quello che era sempre stata: una sofisticata ed imprevedibile schifezza.
Perché non volessi dir nulla a nessuno del mio passato fino allora, non lo sapevo, ma in quell'istante esatto lo compresi: era per vergogna. Fu la vergogna, la neve che mi ricoprì quella notte, che mi avrebbe cambiato per sempre.
Avrei insistito a nasconderla per tutta la vita se ci fossi riuscito, ma purtroppo, le maschere nelle quali siamo abituati a immergere i nostri volti, non sono in grado di cambiarci nel profondo, solo in superficie dove non accade nulla che valga la pena conservarsi dentro.
Marco Gregò - Nella terra del sole che sboccia.
Copertina e illustrazioni di Vieri Sorrentino.
Prezzo di copertina € 17,50 - Sconto del 15% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice.
Disponibile in tutti i siti di vendita on line.
Disponibile nelle librerie indicate nel blog e nel sito www.ibuonicuginieditori.it
lunedì 15 maggio 2017
Marco Gregò: Manoscritto. Tratto da: Nella terra del sole che sboccia.
Mi legai a lei quando la vidi nascondere il rossore del volto nella sua sciarpa azzurra. Il modo in cui lo faceva, valeva tutte le parole che la vita non mi aveva mai detto.
Sempre troppo fragili per non aver bisogno l'uno dell'altra, ma sempre troppo orgogliosi per raccontarcelo.
Io troppo forte nel proteggere le persone che amavo, e troppo debole per difendermi da loro.
E per quante volte lei mi attaccasse, io incassavo il colpo senza chiederle il perché. Bella e folle.
Volevo essere io l'unico motivo che poteva farla essere triste. E anche se le nostre vite si separarono, mai mettemmo l'amore in pausa, mai nella spazzatura.
Ancora oggi senza di lei mi assale spesso la vergogna di essere solo. Non ho saputo trattenerla con me, e adesso l'unico modo che ho per rivederla è scrivere di lei, raccontarla agli altri, cucirla nelle pagine in modo che chiunque sfogliandole possa farle, da parte mia, una carezza.
Conserverò il ricordo del tuo viso dolce e sorridente con i bagliori del cammino mentre vivrò passati persi per caso.
E il sole che ne saprà di noi?
Marco Gregò: Nella terra del sole che sboccia.
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In libreria, disponibile a Vieste (Foggia), Bologna e Palermo nelle librerie indicate nel blog o nel sito www.ibuonicuginieditori.it
Marco Gregò: Enzo. Tratto da: Nella terra del sole che sboccia
Quando parlava Enzo, riusciva a tramettere tutta la calma del mondo, come se il tempo fosse a sua disposizione. Non gli importava niente dello scorrere inesorabile dei giorni e si fermava a guardare punti lontani non ben definiti, senza mai incrociare lo sguardo dell'interlocutore, semplicemente, così, perdendosi nella sua stessa memoria, alla ricerca di un qualcosa sperduto nei labirinti dell'umanità. Aveva sempre gioito di quello che aveva. Mai una lamentela era uscita prepotente dalle sue labbra. Enzo sapeva che gli uomini avevano dimenticato di essere fatti di vita, e che la vita è troppo vasta e non si può riempire; Enzo lo sapeva bene e sereno si godeva il luccichio delle sue virtù ancora non estinte.
Erano anni che il suo salone non esisteva più e con esso anche Sofia, ma lui continuava a ricordarla e ad amarli entrambi come se fosse ieri. E' buffo, a volte, nel riscoprire vecchi amori si provano emozioni più grandi del trovarne dei nuovi.
Marco Gregò: Nella terra del sole che sboccia.
Prezzo di copertina € 17,50 - sconto del 15% se acquistato dal catalogo prodotti della casa editrice al sito www.ibuonicuginieditori.it
Disponibile in tutti i siti di vendita online.
Disponibile nelle librerie indicate nel blog e nel sito www.ibuonicuginieditori.it
giovedì 11 maggio 2017
mercoledì 10 maggio 2017
Marco Gregò: "Nella terra del sole che sboccia" vi attende a giugno, a Bologna...
Confraternita dell'uva - Libreria, Cafè, Wine bar
Via Cartoleria 20/b - Bologna
Ci piace sempre proporre editoria indipendente, editori e nuovi e giovani autori.
Questa volta però è un po' diverso perché il libro in questione, opera prima scritta da Marco Gregò ed edito da I Buoni Cugini Editori, è il romanzo d'esordio di un lettore affamato, una penna rabbiosa ma soprattutto di un caro amico.
Vi presentiamo Nella terra del sole che sboccia: amatelo, leggetelo, parlatene.
P.S. e preparatevi! A giugno, lo scrittore verrà in libreria per incontrare i lettori e parlarne tutti insieme.
Vi presentiamo Nella terra del sole che sboccia: amatelo, leggetelo, parlatene.
P.S. e preparatevi! A giugno, lo scrittore verrà in libreria per incontrare i lettori e parlarne tutti insieme.
Intervista allo scrittore Marco Gregò: "Scrivo per trovare l'unico coraggio che mi serve" di Candido Marinelli
La prima volta che ho sentito parlare di lui, fu ad una premiazione di un concorso letterario. Vinse con un racconto d’amore cinico, spiazzante, struggente. Non si presentò a ritirare il premio. La prima volta che l’ho visto, fu ad una presentazione di un libro, organizzata dalla libreria che per anni è stata la sua seconda casa. Si nascondeva dietro le pagine del suo libro in lettura.
La prima volta che abbiamo avuto modo di parlarci, mi ha consigliato la lettura di Musica per organi caldi di Charles Bukowski, ancor prima di chiedersi chi fossi. Non l’ho mai ringraziato e colgo al volo l’occasione. Ho sempre saputo che questo momento sarebbe arrivato, Marco Gregò è uno scrittore da sempre ed ora con la pubblicazione del suo primo romanzo, “Nella terra del sole che sboccia” – I Buoni Cugini Editori , anche il resto del mondo può averne prova. In bocca al lupo Marco!
Candido Marinelli:-Prima di parlarci un po’ del tuo libro d’esordio, ci piacerebbe conoscere te , Marco Gregò. Raccontaci un po’ la tua storia: chi sei, da dove vieni, che studi hai fatto e perché e cosa volevi fare da grande….
Marco Gregò:-Prima di rispondere a queste affascinanti domande che mi hanno dato molto da riflettere volevo davvero ringraziarti per essere stato il primo ad avermi concesso un piccolo spazio, l’ho apprezzato e te ne sono grato, sperando anch’io di riuscire un giorno a leggere qualcosa di tuo. Comunque, cosa volevo fare da grande? (Ride) Bella domanda, non lo so ancora. Sono sempre stato un tipo molto silenzioso. Ho fatto un semplice istituto tecnico che è di solito la scelta che compi quando non hai abbastanza voglia di studiare, e allo stesso tempo ti manca il coraggio di scegliere ciò che veramente vuoi, o magari non lo sai. Non ho mai concesso grandi libertà ai miei istinti di venir fuori, ho racimolato negli anni una ingombrante sensibilità, che mi ha spesso e volentieri regalato qualità particolari. Ho passato gran parte della mia adolescenza ad ascoltare, ad osservare, e delle volte ad isolarmi. Ho conosciuto la letteratura da molto piccolo, ma l’ho compresa solo molto più tardi, in un periodo buio quando nessuno comprendeva me mentre lei sì, ed è così che ci s’innamora di solito. Ho cominciato a leggere un libro dopo l’altro sviluppando nel tempo un tatto particolare nei confronti degli altri, io infatti tendo a non offendere e non ferire mai nessuno, cercando di non imporre mai il mio pensiero, al massimo di proporlo.Secondo me non c’è nulla di più insignificante di qualcuno che ti ferisce perché ti dice quello che gli passa per la testa senza che però nessuno glielo abbia chiesto, spacciando ciò che pensa per verità.Io mi trovavo circondato da elementi simili, e mi fa veramente strano vedere il modo in cui le persone si identifichino come “vere” perché “dicono sempre quello che pensano”, quando per me una persona vera è una persona che fa quello che dice, non chi nasconde la sua stronzaggine dietro un ipotetico concetto di autenticità. E che non si dica di me, come ho delle volte sentito in giro, che io non sono in grado di dire ciò che penso, direi al massimo che non sono uno che dice le cose nel modo in cui le pensa, ma voglio dire, dovrà pur vedersi da qualche parte e venir fuori quella tanto acclamata differenza che c’è tra un uomo ed un cretino, no?
Marco Gregò:-Prima di rispondere a queste affascinanti domande che mi hanno dato molto da riflettere volevo davvero ringraziarti per essere stato il primo ad avermi concesso un piccolo spazio, l’ho apprezzato e te ne sono grato, sperando anch’io di riuscire un giorno a leggere qualcosa di tuo. Comunque, cosa volevo fare da grande? (Ride) Bella domanda, non lo so ancora. Sono sempre stato un tipo molto silenzioso. Ho fatto un semplice istituto tecnico che è di solito la scelta che compi quando non hai abbastanza voglia di studiare, e allo stesso tempo ti manca il coraggio di scegliere ciò che veramente vuoi, o magari non lo sai. Non ho mai concesso grandi libertà ai miei istinti di venir fuori, ho racimolato negli anni una ingombrante sensibilità, che mi ha spesso e volentieri regalato qualità particolari. Ho passato gran parte della mia adolescenza ad ascoltare, ad osservare, e delle volte ad isolarmi. Ho conosciuto la letteratura da molto piccolo, ma l’ho compresa solo molto più tardi, in un periodo buio quando nessuno comprendeva me mentre lei sì, ed è così che ci s’innamora di solito. Ho cominciato a leggere un libro dopo l’altro sviluppando nel tempo un tatto particolare nei confronti degli altri, io infatti tendo a non offendere e non ferire mai nessuno, cercando di non imporre mai il mio pensiero, al massimo di proporlo.Secondo me non c’è nulla di più insignificante di qualcuno che ti ferisce perché ti dice quello che gli passa per la testa senza che però nessuno glielo abbia chiesto, spacciando ciò che pensa per verità.Io mi trovavo circondato da elementi simili, e mi fa veramente strano vedere il modo in cui le persone si identifichino come “vere” perché “dicono sempre quello che pensano”, quando per me una persona vera è una persona che fa quello che dice, non chi nasconde la sua stronzaggine dietro un ipotetico concetto di autenticità. E che non si dica di me, come ho delle volte sentito in giro, che io non sono in grado di dire ciò che penso, direi al massimo che non sono uno che dice le cose nel modo in cui le pensa, ma voglio dire, dovrà pur vedersi da qualche parte e venir fuori quella tanto acclamata differenza che c’è tra un uomo ed un cretino, no?
C.M.:-Come mai hai scelto di fare lo scrittore? C’è un “fuoco sacro” dietro questa scelta? Perché questo e non un altro lavoro?
M.G.:- Penso che il giorno in cui la scrittura sarà da me vissuta come un lavoro, sarà lo stesso giorno in cui la mia scrittura morirà, perderà valore. Scrivere libri è per me come l’amore di una madre, e non s’è mai vista una mamma che vuol essere chiamata lavoratrice per amare i suoi figli.Io sono un fifone, non credere, ed è per questo che scrivo: perché nel farlo trovo l’unico coraggio che possiedo, quello di affrontarmi; e se c’è una cosa di cui mai ho avuto paura, questa è sicuramente l’affrontare me stesso. Uno scrittore vive mille vite differenti, entra ed esce da mille corpi estranei, si corica supino su destini che non gli appartengono per scoprire e capire come si vede il cielo da prospettive che altrimenti non potrebbe permettersi. Il mio “fuoco sacro” non è altro che una passione sfrenata per quei paesaggi splendidi che si trovano dentro ognuno di noi, è lì che mi affaccio per “dipingere”.
M.G.:- Penso che il giorno in cui la scrittura sarà da me vissuta come un lavoro, sarà lo stesso giorno in cui la mia scrittura morirà, perderà valore. Scrivere libri è per me come l’amore di una madre, e non s’è mai vista una mamma che vuol essere chiamata lavoratrice per amare i suoi figli.Io sono un fifone, non credere, ed è per questo che scrivo: perché nel farlo trovo l’unico coraggio che possiedo, quello di affrontarmi; e se c’è una cosa di cui mai ho avuto paura, questa è sicuramente l’affrontare me stesso. Uno scrittore vive mille vite differenti, entra ed esce da mille corpi estranei, si corica supino su destini che non gli appartengono per scoprire e capire come si vede il cielo da prospettive che altrimenti non potrebbe permettersi. Il mio “fuoco sacro” non è altro che una passione sfrenata per quei paesaggi splendidi che si trovano dentro ognuno di noi, è lì che mi affaccio per “dipingere”.
C.M.:-Se un giovane volesse intraprendere il tuo stesso percorso di scrittore, cosa gli consiglieresti?
M.G.:- Partendo dal presupposto che non mi sento in grado di dare consigli ad un ragazzo, l’unica cosa che posso fare è dire quello che dico spesso a me: Marco, quando si scrive e si è alle prime armi,l’errore più grande che tu possa fare è quello di voler scrivere qualcosa di “superiore”, che smuova le coscienze, che influenzi le masse, e che ci elevi al di sopra di ogni cosa; la gente non vuole imparare a vivere, vuole solo essere capita e quindi sentirsi meno sola e incompresa.Se un giovane volesse intraprendere il mio stesso percorso gli direi di non smettere mai di avere fiducia nel mondo e nelle persone, che è meglio essere un uomo ingenuo che un pollo presuntuoso e pieno di sé che sentenzia su tutti e su tutto, gli direi di conservare con cura la sua ingenuità, gli direi insomma tutto l’opposto di quello che gli altri mi hanno sempre detto. Lei per me non è affatto un difetto come molti vogliono farci credere. Se proprio dovessi etichettarla direi tutt’al più che è un pregio, poiché l’ingenuità altro non è che una fiducia smisurata nei confronti del mondo. Andrebbe preservata, protetta, salvaguardata, non ci si dovrebbe mai “svegliare” troppo, perché è quando la si perde del tutto che ci trasformiamo, come per incanto, da uomini a polli. Per non perderla bisogna avere il coraggio e la forza di ascoltare.Un ragazzo, dovrebbe affacciarsi in punta di piedi per consolare qualcuno che “dorme” e non per svegliarlo da non si sa che cosa; quando si vuol guarire dalla vita va solo a finire che ci si ammala il doppio, e quindi? A che sarebbe servito allora scrivere?
M.G.:- Partendo dal presupposto che non mi sento in grado di dare consigli ad un ragazzo, l’unica cosa che posso fare è dire quello che dico spesso a me: Marco, quando si scrive e si è alle prime armi,l’errore più grande che tu possa fare è quello di voler scrivere qualcosa di “superiore”, che smuova le coscienze, che influenzi le masse, e che ci elevi al di sopra di ogni cosa; la gente non vuole imparare a vivere, vuole solo essere capita e quindi sentirsi meno sola e incompresa.Se un giovane volesse intraprendere il mio stesso percorso gli direi di non smettere mai di avere fiducia nel mondo e nelle persone, che è meglio essere un uomo ingenuo che un pollo presuntuoso e pieno di sé che sentenzia su tutti e su tutto, gli direi di conservare con cura la sua ingenuità, gli direi insomma tutto l’opposto di quello che gli altri mi hanno sempre detto. Lei per me non è affatto un difetto come molti vogliono farci credere. Se proprio dovessi etichettarla direi tutt’al più che è un pregio, poiché l’ingenuità altro non è che una fiducia smisurata nei confronti del mondo. Andrebbe preservata, protetta, salvaguardata, non ci si dovrebbe mai “svegliare” troppo, perché è quando la si perde del tutto che ci trasformiamo, come per incanto, da uomini a polli. Per non perderla bisogna avere il coraggio e la forza di ascoltare.Un ragazzo, dovrebbe affacciarsi in punta di piedi per consolare qualcuno che “dorme” e non per svegliarlo da non si sa che cosa; quando si vuol guarire dalla vita va solo a finire che ci si ammala il doppio, e quindi? A che sarebbe servito allora scrivere?
C.M.:-In attesa che mi arrivi il pacco con il tuo libro,che sai benissimo quanto sia curioso di leggere, ci parleresti di “Nella terra del sole che sboccia”? Che libro è? Che sensazioni ti ha dato scriverlo e quali emozioni speri di suscitare?
M.G.:- C’è una cosa che devo fare prima di parlarti di questo romanzo, ovvero ringraziare due splendide persone: Anna Squatrito e Ivo Tiberio Ginevra. Senza di loro io e te non saremmo qui a parlare di questo oggi, quindi devi concedermi questo spazio, loro hanno permesso tutto ciò ed io non mi stancherò mai di ringraziarli anche in futuro, poiché un buon libro – anche se strano – può essere apprezzato da chiunque, ma solo un grande editore (in questo caso due) può trovare il coraggio di pubblicarlo. Questo è un libro che può essere letto da chiunque, ma che può essere apprezzato solo da chi non è cresciuto troppo. Le persone che dentro di sé hanno dei rimasugli di fanciullezza, potranno essere più propense ad apprezzarlo; questa non è una legge né una certezza, solo una sensazione. Leggendo il libro noterai come la scrittura scivola e si ingarbuglia in tanti stili differenti e muta di volta in volta. Diventa cupa, poi allegra, poi romantica, a tratti demenziale, delle volte riflessiva, e così via, perché ho cercato di fare in modo che fosse il più vicino possibile alla realtà. Noi siamo“succubi” di un’infinità di emozioni differenti durante anche una singola giornata, che condizionano ed alternano il nostro stato d’animo, a volte da un momento all’altro, influenzando anche il nostro modo di reagire ad esse, ma molto spesso senza neanche rendercene conto. Se io provassi a descrivere la mia giornata di ieri, ad esempio, sarei probabilmente piatto nella descrizione, perché non mi sono soffermato con attenzione a tutto quello che mi è capitato laddove gli occhi non arrivano a guardare. Il libro è attento e vigile a queste sfumature, alcuni lo potranno adorare, altri no, ma è questo l’aspetto più divertente. Quando l’ho scritto per la prima volta, avevo poco più di vent’anni e non avevo assolutamente la maturità letteraria idonea a scrivere un romanzo, e quando parlo di maturità letteraria intendo che la mia penna non era abbastanza ferma. In quattro\cinque anni il mio lavoro si è incentrato su questo. La storia non si è mossa, perché era già ben salda, ma la mia penna – per usare un termine poetico – non si era ancora “addomesticata”. E solo una volta conclusi questi quattro anni, ho imparato ad addomesticarla, e mi sono da subito reso conto che se lo avessi ricominciato da capo sarebbe potuto diventare ancora migliore, ma mi sono conservato per un prossimo. Il protagonista stesso, in origine era sbagliato, era sbagliato perché non commetteva errori, non si contraddiceva, era tutto troppo troppo “romanzato”, cosa che per me, quando si tratta di personaggi, è un brutto difetto. Perciò ho voluto farlo un po’ più incoerente come tutti, perché è una persona reale e deve agire nella realtà. Se ci pensi ci sentiamo tutti perfetti, ma se ci vediamo da fuori non lo siamo affatto, ed è esattamente questo che volevo, che i lettori lo notassero e apprezzassero i loro difetti. Il sole che sboccia è una metafora per dire che anche quando ci sentiamo derubati di tutto siamo in grado di ricominciare a vivere.
M.G.:- C’è una cosa che devo fare prima di parlarti di questo romanzo, ovvero ringraziare due splendide persone: Anna Squatrito e Ivo Tiberio Ginevra. Senza di loro io e te non saremmo qui a parlare di questo oggi, quindi devi concedermi questo spazio, loro hanno permesso tutto ciò ed io non mi stancherò mai di ringraziarli anche in futuro, poiché un buon libro – anche se strano – può essere apprezzato da chiunque, ma solo un grande editore (in questo caso due) può trovare il coraggio di pubblicarlo. Questo è un libro che può essere letto da chiunque, ma che può essere apprezzato solo da chi non è cresciuto troppo. Le persone che dentro di sé hanno dei rimasugli di fanciullezza, potranno essere più propense ad apprezzarlo; questa non è una legge né una certezza, solo una sensazione. Leggendo il libro noterai come la scrittura scivola e si ingarbuglia in tanti stili differenti e muta di volta in volta. Diventa cupa, poi allegra, poi romantica, a tratti demenziale, delle volte riflessiva, e così via, perché ho cercato di fare in modo che fosse il più vicino possibile alla realtà. Noi siamo“succubi” di un’infinità di emozioni differenti durante anche una singola giornata, che condizionano ed alternano il nostro stato d’animo, a volte da un momento all’altro, influenzando anche il nostro modo di reagire ad esse, ma molto spesso senza neanche rendercene conto. Se io provassi a descrivere la mia giornata di ieri, ad esempio, sarei probabilmente piatto nella descrizione, perché non mi sono soffermato con attenzione a tutto quello che mi è capitato laddove gli occhi non arrivano a guardare. Il libro è attento e vigile a queste sfumature, alcuni lo potranno adorare, altri no, ma è questo l’aspetto più divertente. Quando l’ho scritto per la prima volta, avevo poco più di vent’anni e non avevo assolutamente la maturità letteraria idonea a scrivere un romanzo, e quando parlo di maturità letteraria intendo che la mia penna non era abbastanza ferma. In quattro\cinque anni il mio lavoro si è incentrato su questo. La storia non si è mossa, perché era già ben salda, ma la mia penna – per usare un termine poetico – non si era ancora “addomesticata”. E solo una volta conclusi questi quattro anni, ho imparato ad addomesticarla, e mi sono da subito reso conto che se lo avessi ricominciato da capo sarebbe potuto diventare ancora migliore, ma mi sono conservato per un prossimo. Il protagonista stesso, in origine era sbagliato, era sbagliato perché non commetteva errori, non si contraddiceva, era tutto troppo troppo “romanzato”, cosa che per me, quando si tratta di personaggi, è un brutto difetto. Perciò ho voluto farlo un po’ più incoerente come tutti, perché è una persona reale e deve agire nella realtà. Se ci pensi ci sentiamo tutti perfetti, ma se ci vediamo da fuori non lo siamo affatto, ed è esattamente questo che volevo, che i lettori lo notassero e apprezzassero i loro difetti. Il sole che sboccia è una metafora per dire che anche quando ci sentiamo derubati di tutto siamo in grado di ricominciare a vivere.
C.M.:-Ci puoi dire qualcosa della tua scrittura? Che cosa dobbiamo aspettarci in futuro?
M.G.:- Io credo che per provare a fare della buona letteratura, bisogna avere il coraggio di andarle anche un po’ contro. La mia scrittura si impegna in questo senso, cerca di avere un’identità sua e distante dalle norme comuni, ed è anche un rischio poiché può incappare in delle incomprensioni. È a volte frammentata, ma mantiene sempre un filone di “semplicità e purezza” per così dire, non è condita da chissà quali paroloni o sillogismi, la mia scrittura è una finestra che mostra le cose in maniera differente e stop.Una volta chiesi a Tim Willocks di rispondere ad un dubbio che mi assillava pesantemente, ovvero come si fa a non sprecare il tempo del lettore e quindi a scrivere qualcosa di valido, lui mi rispose che “nessun libro valido è mai stato scritto per un pubblico” ed aveva ragione. Mi aveva disarmato di qualsiasi insicurezza in questo senso, ed ho continuato per la mia strada, se possa essere definita valida o meno non lo so, ma fatto sta che non ho più paura di percorrerla. In futuro? Quando mi chiedono “tu sei cambiato?” di solito rispondo “io non cambio mai, al massimo miglioro, o per lo meno ci provo” ed in futuro la mia scrittura sarà vittima della stessa sorte, cercherò di migliorarla sempre più senza cambiarla, senza adattarla, è il mio modo segreto che uso per abbracciare gli altri, e più la mia scrittura cresce, più le mie braccia si fanno lunghe e più persone sarò in grado di abbracciare. Sto scrivendo un nuovo romanzo, potrei dirti tutto, ma non ti dirò nulla, io sono fatto così, parlo solo alla fine.
M.G.:- Io credo che per provare a fare della buona letteratura, bisogna avere il coraggio di andarle anche un po’ contro. La mia scrittura si impegna in questo senso, cerca di avere un’identità sua e distante dalle norme comuni, ed è anche un rischio poiché può incappare in delle incomprensioni. È a volte frammentata, ma mantiene sempre un filone di “semplicità e purezza” per così dire, non è condita da chissà quali paroloni o sillogismi, la mia scrittura è una finestra che mostra le cose in maniera differente e stop.Una volta chiesi a Tim Willocks di rispondere ad un dubbio che mi assillava pesantemente, ovvero come si fa a non sprecare il tempo del lettore e quindi a scrivere qualcosa di valido, lui mi rispose che “nessun libro valido è mai stato scritto per un pubblico” ed aveva ragione. Mi aveva disarmato di qualsiasi insicurezza in questo senso, ed ho continuato per la mia strada, se possa essere definita valida o meno non lo so, ma fatto sta che non ho più paura di percorrerla. In futuro? Quando mi chiedono “tu sei cambiato?” di solito rispondo “io non cambio mai, al massimo miglioro, o per lo meno ci provo” ed in futuro la mia scrittura sarà vittima della stessa sorte, cercherò di migliorarla sempre più senza cambiarla, senza adattarla, è il mio modo segreto che uso per abbracciare gli altri, e più la mia scrittura cresce, più le mie braccia si fanno lunghe e più persone sarò in grado di abbracciare. Sto scrivendo un nuovo romanzo, potrei dirti tutto, ma non ti dirò nulla, io sono fatto così, parlo solo alla fine.
C.M.:- Ti ringrazio per la chiacchierata, sicuro che avrò ancora l’onore di ospitarti su queste pagine. Concludiamo come al solito, dimmi un libro, un film, una canzone che hanno un ruolo importante nella tua formazione.
M.G.:- Grazie a te, Candido, è stato un vero piacere parlare con te e rispondere alle tue domande, spero di ritornare a farti visita un giorno, e mi auguro di non averti annoiato troppo. I libri, le canzoni o i film, sono difficili da scegliere, ma ti dirò quelli che mi sono rimasti più impressi, o quelli che sento di voler citare in questo preciso momento, perché riesco a rivedermi meglio in loro. Il libro in questione si chiama “Una parte del tutto” di Steve Toltz, un romanzo impregnato di bellezza. Come film scelgo “Eternal sunshine of the spotless mind”, non credo abbia bisogno di presentazioni. E come canzone scelgo “Non dovrei essere qui” di Mecna, che in questo preciso momento sto ascoltando visto che riesce a comunicare le stesse sensazioni che provo io, riportate però non nell’ambiente hip hop, ma in quello letterario in cui mi sento, per certi versi, “fuori posto”.
M.G.:- Grazie a te, Candido, è stato un vero piacere parlare con te e rispondere alle tue domande, spero di ritornare a farti visita un giorno, e mi auguro di non averti annoiato troppo. I libri, le canzoni o i film, sono difficili da scegliere, ma ti dirò quelli che mi sono rimasti più impressi, o quelli che sento di voler citare in questo preciso momento, perché riesco a rivedermi meglio in loro. Il libro in questione si chiama “Una parte del tutto” di Steve Toltz, un romanzo impregnato di bellezza. Come film scelgo “Eternal sunshine of the spotless mind”, non credo abbia bisogno di presentazioni. E come canzone scelgo “Non dovrei essere qui” di Mecna, che in questo preciso momento sto ascoltando visto che riesce a comunicare le stesse sensazioni che provo io, riportate però non nell’ambiente hip hop, ma in quello letterario in cui mi sento, per certi versi, “fuori posto”.
Recensioni da Amazon
Un romanzo unico, non ho mai letto nulla di simile! La struttura, la forma, i pensieri...sono state espresse molte delle cose che penso ma che non sempre riesco a scrivere o a dire. Mi ha preso così tanto che non riuscivo a smettere di leggere, mi ha emozionata su tutti i punti di vista: la tristezza che si prova perdendo una persona cara, la solitudine e il sentirsi costantemente fuori luogo, la felicità dei ricordi passati e il viaggio per cercare di rendere questi un motivo per andare avanti. È una lezione di vita, vederla scritta in un libro mi riempie di gioia e sollievo. Non siamo tutti così incompresi come crediamo. Consiglio a tutti di leggerlo, nella speranza che possa essere apprezzato da tutti.
29/03/2017
Perla di letteratura, di amore e di umanità. Fresco, potente, eppure di rara delicatezza.,
Leggere "Nella terra del sole che sboccia" significa accettare di lasciarti investire da uno stormo di emozioni, trovandoti costretto a spiegare ali che neanche immaginavi di avere e seguirlo nel suo volo. Significa arrendersi alla potenza di parole che spalancano la porta di te stesso e ti spingono lungo sentieri interiori che, per pigrizia o timore, raramente ti azzardi a percorrere; ma lo fanno comunque con tenerezza, guidandoti per mano negli abissi della tua stessa umanità e rivelandoti che scendere, in fondo, è anche salire e che maggiore sarà la profondità raggiunta nel viaggio, più alta la vetta dalla quale abbraccerai il sole che, alla fine, sboccia.
Il tutto con uno stile agile, fresco, scorrevole, diretto. Del resto, non servono paroloni, squilli di tromba e sfoggi di sapere per raccontare l' amore, la tristezza, la felicità, l'umanità: non c'è niente di meglio di una carezza, capace di confortare una dolce malinconia, asciugare le lacrime, far sorgere la speranza e invitare al sorriso. La stessa carezza con cui Marco Gregò e il suo romanzo sono in grado di sfiorare il nostro cuore, lasciandovi un' impronta che ne renderà sempre vivo il tocco, anche una volta finito il libro e riposto sullo scaffale della propria libreria. Accanto alle opere dei grandi, magari, ché non sfigura affatto, credetemi.
Il tutto con uno stile agile, fresco, scorrevole, diretto. Del resto, non servono paroloni, squilli di tromba e sfoggi di sapere per raccontare l' amore, la tristezza, la felicità, l'umanità: non c'è niente di meglio di una carezza, capace di confortare una dolce malinconia, asciugare le lacrime, far sorgere la speranza e invitare al sorriso. La stessa carezza con cui Marco Gregò e il suo romanzo sono in grado di sfiorare il nostro cuore, lasciandovi un' impronta che ne renderà sempre vivo il tocco, anche una volta finito il libro e riposto sullo scaffale della propria libreria. Accanto alle opere dei grandi, magari, ché non sfigura affatto, credetemi.
Rosy Ferracane
17/03/2017
Una poesia di duecento pagine da leggere tutta d'un fiato
Prima di iniziare a parlarvi del romanzo premetto che questa è la prima volta che recensisco, su Amazon avrò acquistato più di una dozzina di libri ma non mi sono mai trovata a recensire poiché si trattava di classici letterari o comunque di romanzi che nutrivano una certa fama. "Nella terra del sole che sboccia" invece, è fresco di stampa, si tratta dell'opera prima di un giovane scrittore ed è; posso dirlo tranquillamente, una grande opera. Penso che le librerie abbiano bisogno di romanzi così ricchi di poetica, di infinita cura verso i protagonisti che non sono altro che "i sentimenti che muovono il mondo" e con un tocco di audace spregiudicatezza.
Parliamo di un romanzo giovane ma carico di maturità, una maturità quasi inconsapevole e non forzatamente ricercata della quale ci si rende conto pagina dopo pagina. Marco Gregò trasporta su carta gran parte della sua conoscenza letteraria. Credo, ci sia un pizzico di ogni autore che l'ha formato, che l'ha cresciuto e reso lo scrittore capace che ora effettivamente è. Questo romanzo è un viaggio attraverso quelle emozioni che tutti almeno una volta hanno provato. È una poesia di duecento pagine e poco più da leggere tutta d'un fiato.
Parliamo di un romanzo giovane ma carico di maturità, una maturità quasi inconsapevole e non forzatamente ricercata della quale ci si rende conto pagina dopo pagina. Marco Gregò trasporta su carta gran parte della sua conoscenza letteraria. Credo, ci sia un pizzico di ogni autore che l'ha formato, che l'ha cresciuto e reso lo scrittore capace che ora effettivamente è. Questo romanzo è un viaggio attraverso quelle emozioni che tutti almeno una volta hanno provato. È una poesia di duecento pagine e poco più da leggere tutta d'un fiato.
21/03/2017
Recensione da Amazon
Ho adorato la lettura di questo libro: i sentimenti sono palpabili e sono convinto che chiunque abbia mai provato amore, almeno una volta nella vita, riesca ad impersonarsi benissimo nel protagonista di questa storia. Sono riuscito a cogliere due concetti fondamentali: la bestialità umana e l'umanità delle "bestie"; infatti, ho trovato azzeccata la scelta di utilizzare un cane come voce narrante: un narratore sensibile ed accorto a non tralasciare nessun dettaglio. Leggendo, mi sono ritrovato in un vortice di sentimenti contrastanti: amore e odio, paura e coraggio, rabbia e gioia, perversione e purezza... La cosa che più mi ha fatto spalancare gli occhi è stato l'uso di un espediente narrativo(vi accorgerete di cosa parlo) che ci pone di fronte ad una scelta: dimenticare indistintamente o conservare tutti i ricordi? Beh noi tendiamo a fare la cosa peggiore: ricordare solo i momenti brutti di ogni esperienza d'amore alla quale abbiamo messo la parola "fine". Questo racconto, personalmente, mi ha fatto fermare un attimo a pensarci su e a rivalutare il desiderio di "dimenticare" come unica fonte di salvezza. Ma salvezza da cosa se viviamo SOLO per provare emozioni??! Concludo sperando che questo libro conquisterà voi, così come ha fatto con me, ed augurando il meglio per questo giovane promettente scrittore!
Francesco Di Giuseppe
Recensione da Amazon
Un libro prezioso.
‘’Nella terra del sole che sboccia’’ è un ottovolante di emozioni: gioia, tristezza, sorpresa, attesa, rabbia e paura vi terranno compagnia lungo il viaggio. L’autore, Marco Gregò, riesce a far vivere i suoi personaggi e a renderli umani e queste sono qualità che solo i grandi hanno. Le loro vicende sono intrecciate in una trama mai scontata, con un finale che chiude un cerchio perfetto.
E’ un libro con una prosa scorrevole e ben scritta, che riesce ad essere leggero senza diventare banale e, allo stesso tempo, profondo senza diventare pesante.
Non ha la pretesa di essere un capolavoro ma durante la sua lettura chiederà solamente di entrare nel vostro cuore. Fatevi un favore: aprite la porta.
E’ un libro con una prosa scorrevole e ben scritta, che riesce ad essere leggero senza diventare banale e, allo stesso tempo, profondo senza diventare pesante.
Non ha la pretesa di essere un capolavoro ma durante la sua lettura chiederà solamente di entrare nel vostro cuore. Fatevi un favore: aprite la porta.
Marco Gregò: Nella terra del sole che sboccia.
"Nella terra del sole che sboccia" è un romanzo che si colloca in quel lasso temporale della vita che corresti non passasse mai.
E' la storia di una gioventù afferrata, ma mai trattenuta, che si spegne e si accende nello scorrere dei giorni.
E' la storia di scrittori e amanti, di sogni e illusioni, di verità e fantasie che s'intrecciano a formare una vicenda così distante e allo stesso tempo così vicina alla realtà da rimanerne quasi incantati.
E' la storia dell'eterna lotta tra felicità e tristezza, che non ha né vincitori né vinti.
E' la storia di Grigio e Oliver, due cani randagi che provano a invertire il mondo con la loro umanità.
E' la storia di Friedric Nietzsche intrappolato nei giorni nostri, ben lontano dai suoi concetti "superiori" e irraggiungibili.
E' la storia senza età che ha come unica richiesta l'aver amato almeno per un giorno.
Ma soprattutto è la storia di Albatro e Julie, che si inseguono nei labirinti delle loro incomprensioni, nella sfrenata corsa alla ricerca di sé stessi, fino a sfociare inesorabilmente in quella che è poi la vita.
Marco Gregò
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